Quando si parla di chitarra non si può fare a meno di associare questo strumento a un personaggio iconico vissuto artisticamente nel decennio 60-70, uno che con la sua chitarra ha davvero incendiato le platee, rivoluzionato il modo di fare musica e di stare sul palcoscenico. Stiamo parlando di Jimi Hendrix, chitarrista e cantautore statunitense nato a Seattle il 27 novembre del 1942 e morto a Londra il 18 settembre del 1970 in circostanze a dir poco strane.
Hendrix, come si diceva, è considerato uno dei principali innovatori nell’utilizzo della chitarra elettrica e il genere da lui suonato si fa fatica a non definirlo rock. Anche se molti critici concordano che il suo rock è stato attraversato e contaminato da diversi altri generi come il blues, il rhythm and blues, il soul, l’hard rock e la psichedelia. La rivista musicale Rolling Stone, un’istituzione per musica e musicisti, nel 2011 l’ha messo al primo posto nella classifica dei 100 migliori chitarristi: dietro di lui Eric Clapton e Jimmy Page.
Di Hendrix si ricorda la musica, si ricorda la sua inseparabile Fender Stratocaster con cui infiammava le platee. In particolare sono due le esibizioni entrate nella hall of fame. La prima risale al 1967 quando al festival di Monterey concluse la propria esibizione dando letteralmente fuoco alla sua chitarra. Ma iconica è anche la performance del 1969 al festival di Woodstock quando reinterpretò in maniera a dir poco originale l’inno degli Stati Uniti d’America. Dal 1992 il suo nome campeggia nella Rock and Roll Hall of Fame.